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Ciao!Mi chiamo martina e lavoro nell'ambito turistico-alberghiero. Adoro l'arte,viaggiare,parlare le lingue...lo spagnolo soprattutto. Venezia è la mia città, sebbene sia nata a Treviso ( altra stupenda cittadina veneta ),in quanto passo la maggior parte del mio tempo qui...per lavoro.

giovedì 3 gennaio 2008

CARE AMICHE BEFANE....


La befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
il cappello alla romana
viva viva la befana...


Eh già tremate tremate che le befane sono arrivate!!! in realtà manca poco all'arrivo della simpatica streghetta che viaggia con la scopa.
Nella notte del 5 gennaio arriva la Befana e se siamo stati buoni ci porta dolcetti e caramelle ma se abbiamo fatto i cattivi... CARBONE NERO PER TUTTI!!!



La sera del 5 gennaio, quando inizia la notte dell'Epifania, in molti paesi del Veneto e del Friuli si celebra un rito primitivo collegato alla terra: è la notte del Panevin, che trasforma l'oscurità della pianura e delle colline in una magica scacchiera di mille falò. Con la celebrazione del Panevin (una parola che, scomposta, parla di pane e vino, cioè di sostentamento, di benessere) si torna indietro nel tempo e nella storia, nei riti arcaici della cultura contadina, in un folclore profondo. Succede, questa vigilia di fuochi nelle 'terre basse' attraversate da fiumi storici come il Piave, il Livenza, il Tagliamento; e sulle colline venete e sui monti del vicino Friuli. E' la notte dei vaticini… e della 'pinsa', un dolce casalingo, evolutosi da rustico a raffinato e, comunque, presente quella notte in sette varietà di gusti come vuole una consolidata tradizione.
I falò sono grandi pire, a volte gigantesche, costituite da sterpaglia, rimasugli diversi della potatura come stecchi, fascine di rovi, tralci di vite ecc. In cima alla pira viene collocata una bambola grottesca, la Befana chiamata maràntega. Tutta la festa è fortemente simbolica: il fantoccio della Befana rappresenta cose da cui liberarsi, come la miseria e le malattie, la carestia e la siccità ecc., che finiscono nel sacco del passato. E l'avvenire come sarà? Lo suggerisce la divinazione, cioè l'interpretazione di 'segni' come le faville portate qua e là dal vento: un aruspice, cioè un moderno àugure, 'legge' nelle volute di fumo che salgono nella notte gli auspici del futuro prossimo,
cioè della primavera che risveglia la terra. Dopo il rituale, di primitiva religiosità, si passa all'assaggio delle varie 'pinse' accompagnate dai vini del contadino. L'anima popolare, la cultura rurale esprime spesso in questi rituali dei personaggi di singolare personalità, come il solighese Nino Mura, medaglia d'oro della prima Guerra mondiale, poeta contadino immortalato da Andrea Zanzotto in una sua poesia e incoronato dallo scrittore Giovanni Comisso 'Duca di Rolle'. Indimenticabile una sua profezia davanti alla ruggente colonna di fuoco di un panevin a Santa Maria di Feletto, declamata rigorosamente in dialetto. A lui, inaspettatamente, rispose il professor Trump, scozzese, ospite di Zanzotto, ululando in gaelico. Un effetto straordinario sotto le stelle.

In terra veneziana, la sera del 5 gennaio, si accendono, oltre a quelli privati, innumerevoli, molti fuochi propiziatori per così dire ufficiali, cioè promossi dalle Pro Loco. Ne segnaliamo alcuni:
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Cavallino Treporti 'Festa del paviner'; Meolo 'Festa della Befana-Panevin a Marteggia'; Musile di Piave 'Pan e Vin'; Noale 'Panevin de la Pifania'; Quarto d'Altino 'Panevin sul Sile'; Scorzè 'Panevin'
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INFO :www.turismovenezia.it

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